Per conoscere di piú :

viernes, 4 de mayo de 2012

Per lodare la Parola - Mi affido a Te



Come la cerva anela ai corsi d'acqua
così il mio cuore cerca te.
L'anima mia ha sete del Dio vivente,
il Dio della speranza.
Vieni, e manda la tua luce sui miei passi
Vieni e guida il mio cammino.

Mi affido a te Gesù, alla tua fedeltà
tu sei il sole che rischiara le mie tenebre,
mi affido a te Gesù e in te riposerò
perché so che la mia vita tu rinnoverai.

Oggi io vengo davanti al tuo altare
per adorare te Signor.
Nelle tue mani depongo tutti gli affanni
ed ogni mio dolore.
Vieni e manda la tua luce sui miei passi
vieni e guida il mio cammino.

domingo, 15 de abril de 2012

II di Pasqua, Domenica della Misericordia - Fare vita il Vangelo

Carissimi fratelli,
vi chiedo scuse per non avere scritto nelle ultime settimane, ma sicuramente avete capito che ero molto impegnato con le celebrazioni della Settimana Santa. Vi ringrazio per la comprensione.

Oggi celebriamo la domenica della misericordia. Nel Vangelo contempliamo il momento nel quale il Signore dona agli Apostoli la facoltà di perdonare i peccati nel suo nome. Questo è un evento storico perché il perdono raggiunto sulla Croce, arriva a noi attraverso i ministri di Gesù, attraverso il Sacramento della Confessione.

Tuttavia esiste un problema molto grande nella società odierna, cioè la mancanza del dolore per i peccati commessi. Perciò, la nostra riflessione deve iniziare con la confessione di Tommaso che dice “Signore mio e Dio mio”. Tutto comincia dalla fede, con la quale riconosciamo Gesù come Dio, come il nostro Signore e Salvatore. Nella seconda lettura, San Giovanni ci parla del collegamento tra fede e amore. Chi accetta Gesù come Figlio di Dio, lo ama e lo obbedisce i suoi comandamenti. 

Quando amiamo qualcuno e ci capita di litigare, cerchiamo subito di fare pace. Non siamo tranquilli sapendo che abbiamo offeso alla persona che amiamo, non possiamo trovare calma sapendo che tra noi l’amicizia è rotta. Lo stesso dovrebbe essere con Dio, quando pecchiamo ci allontaniamo da Lui, non siamo più i suoi amici. Chi lo ama sinceramente si sente male, colpevole di averlo offeso e vuole subito fare pace, riconciliarsi. Dio misericordioso ci accoglie, donandoci il suo perdono nel sacramento della Riconciliazione.

Credere, amare e perdonare vanno sempre insieme. Chi ha fede avrà anche amore e cercherà di essere sempre fedele. Però anche con quel impegno, molte volte possiamo mancare alla fedeltà che ci abbiamo proposto e allora ricorriamo alla misericordia del Signore.

Oggi vi invito a esaminare come stiamo trattando Gesù, il nostro miglior amico. La priorità di ogni cristiano è coltivare un rapporto profondo e forte con il Salvatore. Non lo dobbiamo trattare come gli amici interessati, che ricorrono a te soltanto quando hanno qualche bisogno. Noi dobbiamo accompagnarlo, consolarlo, essere la sua gioia. Così possiamo corrispondere al amore infinito che lo portò sulla Croce.
Fino al Cielo.

P. César Piechestein
ilpreteditutti

martes, 20 de marzo de 2012

Domenica IV del Tempo di Quaresima - Fare vita il Vangelo

Carissimi fratelli,
Poco tempo fa sono state fate pubbliche alcune cifre che mettono paura. Ogni anno vengono assassinati oltre 105.000 cristiani per odio alla fede. Vuol dire un fratello ogni 5 minuti muore perché la sua vita era una testimonianza di Cristo. Come vedete la Luce continua ad essere perseguitata.

Il Vangelo ci ricorda che Gesù venne al mondo a dare la sua vita per la salvezza di tutta l’umanità. Quindi siamo noi cristiani i chiamati ad imitare il Crocifisso, offrendo anche noi la nostra vita, sacrificandoci per fare che quella salvezza arrivi a tutti.

Certo che non a tutti ci toccherà morire per la fede, tuttavia il Signore ci offrirà tutti i giorni delle opportunità per testimoniare la Parola. Perché non possiamo essere figli della Luce e agire come i figli delle tenebre. Essere testimoni di Gesù ci esige coerenza con il suo Vangelo, vivere in comunione con Lui, amare come Lui ci ama.

Se lo facciamo così, sicuramente non ci mancheranno persecuzioni, incomprensioni e opportunità per sacrificarci. La nostra religione è la più perseguitata al mondo attualmente. Sono tantissimi i martiri che ogni giorno muoiono dando testimonianza attraverso il loro sangue. E noi non possiamo essere indifferenti, la nostra tiepidezza sarebbe come uno schiaffo al loro sacrificio, al sacrificio di Cristo.

Gesù è venuto a portarci la vita eterna, non è venuto a condannare ma a salvare. Tuttavia il suo amore non trovò un cammino facile, ebbe di lottare con chi lo voleva far tacere, con chi rifiutava la sua Parola. Oggi siamo noi i chiamati a continuare la sua opera di salvezza e non possiamo pretendere che sia facile. Cominciamo oggi ad affrontare, con coraggio e umiltà, gli attacchi che aspettano a chi è portatore della Luce in un mondo confuso per le tenebre.
Fino al Cielo.

P. César Piechestein
ilpreteditutti

lunes, 12 de marzo de 2012

Domenica III del Tempo di Quaresima - Fare vita il Vangelo

Carissimi fratelli,
la Quaresima ci invita a fare penitenza, così chiediamo a Dio il perdono per le nostre mancanze. Tuttavia esiste un problema molto grande nella nostra società odierna cioè la deformazione della coscienza. Ci sentiamo troppo buoni, ci sembra di non avere fatto quasi nessun peccato. Questo dimostra che non abbiamo ancora capito il valore dei comandamenti e l’amore che loro rispecchiano.

Abbiamo letto nella prima lettura come Dio prime di dare i dieci comandamenti, ricorda al popolo che Lui è il Signore, quello che li liberò della schiavitù d’Egitto. Così dimostra che ci teneva a quel popolo, che quel decalogo non era per togliere la libertà a nessuno ma per insegnarli a vivere insieme, ad amarsi li uni agli altri. Dio mostra la sua Paternità attraverso la sua legge.

Quando Gesù entra nel tempio a Gerusalemme e si trova con questo caos, il zelo lo fa mettere un po’ d’ordine. Tutti sapevano che facevano male al tenere dentro della casa di Dio animali e fare commercio, perciò nessuno lo ferma. Solo alla fine si azzardano a domandare quale autorità possiede per fare così. Gesù risponde in maniera che loro non possono capire, però afferma la sua divinità come prova d’autorità. Sappiamo che Gesù è Dio precisamente perché dopo tre giorni della sua morte è risorto, ha ripreso la vita che aveva donato. Dio Padre donò il suo Figlio prediletto per la nostra salvezza. Nostro compito è prendere questa salvezza che ci viene offerta. Lo facciamo compiendo i comandamenti.

Allora la Parola ci invita a ricordare una grande verità. Dio è il nostro Padre, il nostro Signore. Ogni buon figlio sa che deve obbedire al padre, non soltanto perché è rivestito d’autorità, ma soprattutto per la sua paternità. Dio è il miglior Padre, il Padre buono, il Padre di tutti. Questa ci fa capire che tutti siamo figli e anche fratelli.

Obbedire i comandamenti è ciò che fanno i buoni figli. Per chi ama il suo Padre non è un compito difficile. Chi ama Gesù non fa perdere la grazia che ci dona a prezzo del suo sangue. Lui è risorto e siede alla destra del Padre nostro. E’ tempo di fare i bravi.
Fino al Cielo.

P. César Piechestein
ilpreteditutti

miércoles, 7 de marzo de 2012

Dal trattato «Il Regno di Gesù» di san Giovanni Eudes, sacerdote

I misteri di Cristo e la vita della Chiesa

Noi dobbiamo sviluppare continuamente in noi e, in fine, completare gli stati e i misteri di Gesù. Dobbiamo poi pregarlo che li porti lui stesso a compimento in noi e in tutta la sua Chiesa.

Infatti i misteri di Gesù non hanno ancora raggiunto la loro totale perfezione e completezza. Essi sono certo completi e perfetti per quanto riguarda la persona di Gesù, non lo sono tuttavia ancora in noi che siamo sue membra, e nemmeno nella sua Chiesa, che è il suo corpo mistico. Il Figlio di Dio desidera una certa partecipazione e come un'estensione e continuazione in noi e in tutta la sua Chiesa del mistero della sua incarnazione, della sua nascita, della sua infanzia, della sua vita nascosta. Lo fa prendendo forma in noi, nascendo nelle nostre anime per mezzo dei santi sacramenti del battesimo e della divina eucaristia. Lo compie facendoci vivere di una vita spirituale e interiore che sia nascosta con lui in Dio.

Egli intende rendere perfetti in noi i misteri della sua passione, della sua morte e della sua risurrezione. Li attua facendoci soffrire, morire e risuscitare con lui e in lui. Egli desidera comunicare a noi la condizione gloriosa e immortale che egli possiede in cielo. Ottiene questo fine facendoci vivere con lui e in lui di una vita gloriosa e immortale. Questo lo farà quando lo avremo raggiunto in cielo. 

Allo stesso modo egli si ripromette di realizzare in noi e nella sua Chiesa tutti gli altri suoi stati e misteri. A ciò perviene attraverso quanto ci comunica e ci partecipa. San Paolo dice che il Cristo cresce e giunge alla sua maturità nella Chiesa e che noi contribuiamo a questo processo di sviluppo. Noi effettivamente cooperiamo a creare l'uomo perfetto e a portare a piena maturità il Cristo (cfr. Ef 4, 13). In questo senso si capisce bene l'Apostolo quando afferma che completa nella sua carne quello che manca ai patimenti di Cristo (cfr. Col 1, 24). E come la perfezione dei santi non arriva al suo culmine se non alla fine del tempo stabilito da Dio, così i misteri di Gesù non raggiungeranno il grado ultimo e assoluto della loro azione di salvezza nei singoli e nella Chiesa se non alla fine del mondo. Solo nel giorno del giudizio universale il corpo mistico arriverà alla sua età perfetta.

domingo, 26 de febrero de 2012

Domenica I del Tempo di Quaresima - Fare vita il Vangelo

Carissimi fratelli,
sicuramente, quando eravamo bambini, tutti siamo passati per l’esperienza della punizione. Forse rinchiusi in camera o in piedi nell’angolo del soggiorno, abbiamo passato del tempo a pensare su ciò che avevamo fatto male. Magari no ci sembra un bel ricordo, però lo scopo era farci riflettere e anche pentire, con la speranza che imparassimo la lezione.

Per gli adulti non basta l’angolo, c’è bisogno di qualcosa più forte. I carceri perseguono lo stesso scopo: pentimento e cambiamento. Perdere temporalmente la libertà serve per capire che le cattive opere portano con se cattive conseguenze, tanto per chi le soffre come per chi le fa. Chiuso e in isolamento si dovrebbe riuscire a convertirsi.

Gesù è andato nel deserto e lì è rimasto quaranta giorni. Digiuno e preghiera, insieme alla solitudine per prepararsi alla sua vita pubblica. Lui non aveva niente da pentirsi, però si aveva bisogno di stare da solo, per orare al Padre. E’ questo l’esempio che noi vogliamo imitare durante la quaresima.

Tanto la punizione del bambino, come il carcere del adulto somigliano i quaranta giorni del Signore, perché lo scopo è sempre lo stesso: pentimento, penitenza e conversione.

Ma c’è anche una grande differenza. Mentre ne il bambino, ne l’adulto scelgono la propria punizione, nel caso della Quaresima non ci viene imposta. Dio ci propone un tempo di penitenza e riflessione attraverso la Chiesa, siamo invitati a viverlo, però è una decisione personale accettare.

In questa prima domenica della Quaresima dobbiamo deciderci ad approfittare ogni giorno, trovare il nostro “deserto” dove poter meditare e attraverso la preghiera e la meditazione, le mortificazioni e le opere di misericordia, produrre i frutti che Gesù aspetta da noi.
Fino al Cielo.

P. Cèsar Piechestein
ilpreteditutti

miércoles, 15 de febrero de 2012

Incarnare la Parola - Dai «Commenti sul Diatessaron» di sant'Efrem, diacono

La parola di Dio è sorgente inesauribile di vita

Chi è capace di comprendere, Signore, tutta la ricchezza di una sola delle tue parole? È molto più ciò che ci sfugge di quanto riusciamo a comprendere. Siamo proprio come gli assetati che bevono ad una fonte. La tua parola offre molti aspetti diversi, come numerose sono le prospettive di coloro che la studiano. Il Signore ha colorato la sua parola di bellezze svariate, perché coloro che la scrutano possano contemplare ciò che preferiscono. Ha nascosto nella sua parola tutti i tesori, perché ciascuno di noi trovi una ricchezza in ciò che contempla.

La sua parola è un albero di vita che, da ogni parte, ti porge dei frutti benedetti. Essa è come quella roccia aperta nel deserto, che divenne per ogni uomo, da ogni parte, una bevanda spirituale. Essi mangiarono, dice l'Apostolo, un cibo spirituale e bevvero una bevanda spirituale (cfr. 1 Cor 10, 2).

Colui al quale tocca una di queste ricchezze non creda che non vi sia altro nella parola di Dio oltre ciò che egli ha trovato. Si renda conto piuttosto che egli non è stato capace di scoprirvi se non una sola cosa fra molte altre. Dopo essersi arricchito della parola, non creda che questa venga da ciò impoverita. Incapace di esaurirne la ricchezza, renda grazie per la immensità di essa. Rallègrati perché sei stato saziato, ma non rattristarti per il fatto che la ricchezza della parola ti superi. 

Colui che ha sete è lieto di bere, ma non si rattrista perché non riesce a prosciugare la fonte. È meglio che la fonte soddisfi la tua sete, piuttosto che la sete esaurisca la fonte. Se la tua sete è spenta senza che la fonte sia inaridita, potrai bervi di nuovo ogni volta che ne avrai bisogno. Se invece saziandoti seccassi la sorgente, la tua vittoria sarebbe la tua sciagura. Ringrazia per quanto hai ricevuto e non mormorare per ciò che resta inutilizzato. Quello che hai preso o portato via è cosa tua, ma quello che resta è ancora tua eredità. Ciò che non hai potuto ricevere subito a causa della tua debolezza, ricevilo in altri momenti con la tua perseveranza. Non avere l'impudenza di voler prendere in un sol colpo ciò che non può essere prelevato se non a più riprese, e non allontanarti da ciò che potresti ricevere solo un po' alla volta.